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Scritta nel 1839 in uno dei periodi bui della carriera musicale di Robert Schumann, L’Arabekse fu un pretesto per lo stesso compositore di ritrovare un po’ di leggerezza. Si stava allontanando dalla sua compagna Clara Wieck (che sarebbe divenuta sua moglie l’anno successivo), sia per motivi di lontananza (lei a Lipsia e lui a Vienna) sia per l’opposizione del padre di lei, il quale vedeva Schumann come un ostacolo alla carriera musicale della figlia.
Questo brano venne definito dall’autore “leggero, delicato, con uno stile marcatamente femminile”. Il termine Arabeske, oltre a rimandare a delle rigogliose decorazioni, accenna anche ad un movimento frammentato ma fluido e compatto, che trascende la forma classica.
Curiosità: la versione originale era intesa ben più accelerata di quella rivisitata in seguito dalla moglie Clara, che è la versione conosciuta tutt’oggi.

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L'autore del post

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Alberto Moneti
36 anni, polistrumentista: pianoforte, chitarra, batteria, clarinetto. Ha conseguito la licenza in teoria musicale e solfeggio presso il Conservatorio Cherubini di Firenze. Dal 1997 è organista presso la Basilica di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena (AR).